Puntare in alto


In questa bella giornata di primavera, puntavo là dove non avevo mai osato… ai 4000 m di dislivello in mtb.

Parto appena sveglio, ma ieri sera si è fatto un po’ tardi per una pizza con amici e poi c’è quella maledetta ORA LEGALE che mi porta via una preziosa ora di sonno e così mi sveglio che non sono ok!

Ma la giornata è stupenda: non freddo, non caldo, non c’è vento e mi fa compagnia un tiepido sole di primavera. Il programma è semplice: fare molta salita e pochi km. Individuo un percorso ad anello che tocca quattro colli consecutivi: Sorrivoli, Monteleone, Montenovo, Ardiano e poi ancora Sorrivoli per un totale di 800 m di dislivello.

L’idea semplice è quella di percorrerlo 5 volte per un totale di 4000 m esatti. Fino a metà non ci sono problemi. Poi il caldo aumenta e con esso la sete e la fatica. Il quarto giro è ovviamente il più duro soprattutto a causa dell’ultima salita di Ardiano che tocca pendenze del 20% e decido di ritornare verso casa.

Comunque in totale sono 3700 m se conto i circa 300 m per arrivare all’inizio dell’anello.

La prossima volta si partirà prima, col fresco, riposati, un po’ più leggeri e con un pò di barrette tecniche nella schiena. Per adesso mi accontento

Alla prossima! Never Stop Riding

Distanza: 114.79 km
Ora: 6:06:36
Velocità media: 18.8 km/h
Aumento di quota: 3,696 m
Calorie: 5,390 C

GPS

Si sale!


Un bell’allenamento sopra i 3000 m di dislivello.

Ma tanta fatica soprattutto alla fine. Non ne avevo più!

Distanza: 105.05 km
Ora: 5:17:53
Velocità media: 19.8 km/h
Aumento di quota: 3,151 m
Calorie: 4,827 C

GPS

 

Il primo allungo del 2014


Una giornata pessima oggi per fare mtb. Tanta nebbia, strade bagnate e umidità che ti entra nelle ossa. Per fortuna la temperatura non è male 7-8 gradi ma se ne percepisce meno. Ma il tempo passa e il bisogno di allenarsi cresce. Per cui si va.

E si va alla grande per fare tanto fondo e tanta tanta salita … che è sempre poca rispetto a quella che mi aspetta questa estate in Val Gardena.

Alla prossima! MTB

GPS

Distanza:             105 km
Ora:                      4h 55′
Velocità media:  21.4 km/h
Salita:                  2816 m
Calorie:               4637 Calorie

Quale ruota? 29, 27.5 o 26 ? Parte 3


Tratto da http://www.mtbcult.it/

Provi la 26″, provi la 27,5″, ma solo dopo aver capito che cos’è una 29″ riesci a farti un’idea più chiara e precisa sui tre diametri di ruota. E sulle loro motivazioni tecniche.
La 29″ è la ruota grande.
Le altre due sono le ruote piccole che differiscono di poco più di un pollice fra loro.
Le 29er portano in dote il vantaggio del migliore roll over (o capacità di superamento degli ostacoli), di un grip superiore e di una maggiore stabilità che, per contro, comporta anche una maggiore lentezza nei cambi di direzione e di velocità.
Per queste motivazioni le 29er hanno conquistato schiere di appassionati perché cambiano la guida della Mtb in maniera netta.
Per alcuni in maniera vantaggiosa, per altri meno.
Dipende dagli usi, dai sentieri e dal manico.

Quando si parla di manico... Ecco come una 29er (una Trek Remedy 29) può essere utilizzata. Lui è Andrew Shandro, però...

Quando si parla di manico… Ecco come una 29er (una Trek Remedy 29) può essere utilizzata. Lui è Andrew Shandro, però…

Ma le differenze le vedi (esteticamente) e le senti (pedalando e curvando) subito.
Allora viene da chiedersi: se la 29er ha un carattere così palesemente differente da quello di una 26″, a cosa serve una 27,5″ che, in sostanza, per i motivi visti in questo articolo, differisce di poco (1,08″ in termini di diametro) rispetto alla 26″?
La differenza di comportamento e prestazioni fra una 27,5″ e una 29″ rimane sensibile, ma comunque molto meno marcata come fra 26″ e 29″.
C’è bisogno davvero di avvicinare il diametro più piccolo di ruota a quello di una 29″?
Forse no, forse sì.
La percezione degli utenti, però, è chiara: la 29er ha cambiato la Mtb e l’intero mercato della Mtb, lo ha vivacizzato perché ha una serie di motivazioni tecniche (che andremo a menzionare fra poco) che convince sempre più persone.
E in un momento di crisi economica, pur di vivacizzare il mercato, si sta utilizzando il principio (vincente per le 29er) “ruota grande=più vantaggi” anche per la 27,5″.
Sembra proprio un’azione di marketing, quindi.
Come abbiamo visto in questo articolo, inoltre, la 27,5″ è più simile a una 26″ che a una 29″, così come è vero che l’industria della Mtb, ad oggi, ha deciso che lo standard futuro sarà 27,5″.
Volenti o nolenti, vedremo sempre più 29″ e 27,5″, perché chi produce bici ha deciso così.

Niner è stato il marchio che lanciato con successo le 29er. L'idea originale però è stata di Gary Fisher. Nella foto la Niner Air 9 Carbon.

Niner è stato il marchio che lanciato con successo le 29er. L’idea originale però è stata di Gary Fisher. Nella foto la Niner Air 9 Carbon.

PERCHE’ E PER CHI E’ LA 29″?
Se agli esordi era il diametro di ruota per le gare Xc e Marathon, adesso, con l’evolversi dell’esperienza dei costruttori, la 29er è anche una bici per l’all mountain e addirittura per l’enduro.
I progressi compiuti su questo standard di ruote sono davvero impressionanti e lo sono anche le conseguenze: le hardtail da 26″ sono sparite e stanno sparendo anche le full da Xc da 26″.
Il fenomeno 29er è stato inizialmente snobbato e solo pochi marchi ne hanno compreso le potenzialità.
Gary Fisher l’ha lanciato in un momento non propizio, Niner l’ha ripreso e ha fatto del 29 pollici una religione e infine Specialized, quando è arrivata alla convinzione di poter fare delle 29er efficienti, l’ha fatto diventare un fenomeno planetario.
Rispondiamo, però, alla domanda del titolo: per chi è la 29″?
Potenzialmente per una schiera vastissima, perché la 29er è vero che paga una maggiore lentezza nei cambi di direzione e di velocità, ma è anche vero che le nuove geometrie, i componenti specifici di ultima generazione e il maggiore grip delle ruote comportano un vantaggio innegabile per tutti.
E’ questione di stile di guida e di percorsi sui quali si pedala.
Al momento alla 29er è legata l’immagine di bici lenta e più rilassata. Ma non è più così.
Guardate l’Xc.
Guardate le nuove trail bike da 110-130 mm.
E addirittura le nuove bici da enduro.
La 29er non ha smesso di evolversi, semmai è la 27,5″ che sta catalizzando l’attenzione dei più.
La 29er, quindi, andrebbe riconsiderata con maggiore attenzione e al netto dei pregiudizi iniziali che la disegnavano come lenta e impacciata.

Fino a 5-6 anni fa una full da Xc 29er non destava grandi entusiasmi. E oggi invece con 100 mm di travel si davvero forte. Ecco la nuova Canyon Lux 29.

Fino a 5-6 anni fa una full da Xc 29er non destava grandi entusiasmi. E oggi invece con 100 mm di travel si davvero forte. Ecco la nuova Canyon Lux 29.

La reattività
Vuoi una 29er snella? Ecco come si fa: angolo di sterzo “in piedi” che, fra l’altro, permette di contenere l’interasse, carro corto (sotto i 44 cm se possibile) e baricentro basso.
Facile, no? In teoria sì, nei fatti pochi sanno realizzare 29er che davvero si comportino in modo snello.
Un bell’aiuto arriva dalle ruote che sono il componente che maggiormente inficia l’agilità di queste bici grazie all’adozione sempre più frequente di cerchi in carbonio.
Il costo è ancora alto, ma danno dei vantaggi che soprattutto su una 29er sono particolarmente avvertibili: più leggerezza, più rigidità (ma senza essere eccessiva come su una 27,5″ o su una 26″) e, quindi, più agilità.

Facilità di guida
Qui siamo ai massimi livelli, perché le ruotone passano sopra a ostacoli insidiosi con più facilità. La traiettoria può essere meno curata e sporca perché la 29er tollera di più.
E se avete talento nella guida una 29er vi porta a raggiungere velocità superiori alle vostre aspettative perché tanti passaggi riescono con maggiore fluidità.
Certo, occorre fare la mano a reazioni generalmente meno immediate, ma detto ciò la 29er ha un grande potenziale.
Tanto in discesa, quanto in salita.
Avete mai provato a fare con una 29er una salita su sterrato alzandovi sui pedali? Bene, provate a farlo con una 26″…
Che cosa rimpiangerete di una 26″, invece? Il fatto che le ruote di una 29″ sono piantate per terra e con maggiore fatica si riesce a fare bunny-hop, impennate e manual.

Ecco la bici che sta cambiando il modo di percepire le 29er: la Specialized Enduro 29.

Ecco la bici che sta cambiando il modo di percepire le 29er: la Specialized Enduro 29.

La stature del biker
Questo discorso lo avevamo già affrontato, in realtà, con la 26 pollici.
Le 29er non sono pensate come le bici per chi ha una statura maggiore.
Le 29er danno vantaggi anche a chi è alto un metro e 65.
Avevamo accennato al discorso della corretta proporzione fra diametro delle ruote e statura che può avere una sua valenza, ma, a nostro modo di vedere, è secondaria rispetto alle motivazioni puramente tecniche che sono alla base delle 29er.
Ad ogni modo analizziamo il perché una persona di statura maggiore necessiterebbe di una Mtb con ruote di diametro maggiorato.
Se la statura è maggiore il baricentro dell’insieme bici+ciclista si sposta verso l’alto.

Quando la statura non influisce sul diametro delle ruote: Emily Batty corre una 29er Trek da diverse stagioni.

Quando la statura non influisce sul diametro delle ruote: Emily Batty corre una 29er Trek da diverse stagioni.

Di conseguenza, se una 26″ non è dimensionata in modo corretto ovvero non ha una geometria che tenga realmente conto del baricentro più alto, in caso di ostacolo il rischio di cappottamento (o di overbar) è maggiore. Una 29er, grazie alle sue doti di roll over, è meno incline a impuntarsi e a cappottare e quindi infonde maggiore sicurezza di guida.
Inoltre, sovente a una statura maggiore corrisponde anche un peso corporeo maggiore e una ruota da 29″ garantisce maggiore controllo e ripartisce il peso di bici+ciclista su una circonferenza più ampia, riducendo il carico di stress per unità di superficie.

La facilità di superamento degli ostacoli
E’ la dote che ha reso celebre e apprezzato questo diametro di ruota. Gli altri due diametri non vantano un roll over così marcato.
Il grafico di sotto (realizzato e fornito dalla Scott) ne dà una rappresentazione visuale.

La capacità di superamento degli ostacoli per i tre diametri di ruota.

La capacità di superamento degli ostacoli per i tre diametri di ruota.

Le 29er garantiscono una marcia più regolare e una velocità più costante tanto in discesa quanto in salita.
Il diametro maggiore e, quindi, una massa inerziale maggiore generano un effetto volano tanto più marcato quanto più pesante è la ruota.
Se si procede a velocità costante può dare benefici, ma se si devono variare spesso direzione e velocità diventa uno svantaggio.
L’adozione di materiali sempre più leggeri (come cerchi in carbonio e tubolari nell’Xc) ha ridotto molto questo aspetto negativo, ma la 29er rimane comunque una bici che richiede un’attenzione diversa nel modo di gestire la pedalata.
L’accelerazione è generalmente più lenta e chi pedala ne deve sempre essere consapevole.

Il comfort
Questa dote deriva dalla capacità di roll over che, ovviamente, su una 29er è molto marcata. E’ il diametro di ruota più confortevole e, come detto precedentemente, meno impegnativo da guidare.
Permette di coprire distanze maggiori perché è meno stressante per la muscolatura e tollera maggiormente gli errori di chi guida.
Se cercate una bici di facile conduzione orientatevi su una 29er, ma sappiate che è sbagliato etichettarla come la bici per chi va piano.
Avete mai provato una Specialized S-Works Enduro 29? O una delle tante 29er da Xc?

Far perdere aderenza a una ruota da 29 pollici è molto più difficile.

Far perdere aderenza a una ruota da 29 pollici è molto più difficile.

La leggerezza
Nota dolente: le 29er, a parità di caratteristiche tecniche, pesano di più degli altri due diametri.
C’è poco da fare.
Si possono alleggerire cerchi, raggi e copertoni, ma il gap, a sfavore della 29er, rimane.

Per quali utilizzi?
La gamma è molto vasta e ha raggiunto anche l’enduro. In generale si può dire che le 29er sono per utilizzi di lunga durata (anche enduro), sono per chi punta a una velocità media alta e magari su terreni che conosce poco o non conosce affatto.
Non ha una reale vocazione fun, ma i suoi connotati stanno pian piano cambiando.
Il lavoro che i costruttori stanno facendo sulle geometrie dei telai e sulla scelta dei componenti li sta ripagando.
Lo ribadiamo: ciò che conta è non approcciare alle 29er pensando che siano delle bici impacciate. Sarebbe un grave errore di valutazione.

Rivendibilità dell’usato
E’ buona e tale rimarrà ancora a lungo, soprattutto, ovviamente, per i marchi premium.
Uno degli aspetti che più di tutti va valutato di un usato 29er (oltre alle condizioni generali, ovviamente) sono la qualità delle ruote e l’anzianità della geometria.
Le prime 29er hanno una guidabilità molto differente da quella dei modelli più recenti. Uno step notevole è stato compiuto negli ultimi 2-3 anni, quando le 29er hanno iniziato a comparire anche fra le trail bike e le bici da all mountain. Questa espansione-evoluzione ha portato effetti positivi anche negli altri ambiti, come l’Xc, nei quali la 29er aveva già uno zoccolo duro di estimatori.

Nel mondo dell'usato la 29er mantiene il suo appeal. Attenzione al tipo di ruote montate, particolare molto importante per questa tipologia di bici.

Nel mondo dell’usato la 29er mantiene il suo appeal. Attenzione al tipo di ruote montate, particolare molto importante per questa tipologia di bici.

E l’evoluzione continua.
Le bici migliorano.
Il numero di praticanti aumenta.
E l’usato rimane comunque una piazza interessante sulla quale affacciarsi, soprattutto se sono le tasche a imporlo.
Acquistare una bici, oggi, equivale sempre più, concettualmente, ad acquistare uno smartphone o una fotocamera: bisogna accettare il fatto che presto o tardi questo oggetto verrà decretato come vecchio.
Il mondo dell’usato è una faccenda che sembra riguardare solo i rivenditori, gli utenti e in parte chi importa-distribuisce.
E’ il lato del commercio che i produttori preferiscono non considerare troppo.
Loro decidono che cosa produrre.
A noi, però, spetta di valutare se è il caso di comprare oppure no.

In conclusione…
Sui tre diametri, a questo punto, speriamo vi siate fatti un’opinione più concreta.
Noi vi abbiamo dato (e continueremo a darvi) delle linee guide quanto più possibile super partes.
Adesso aspetta a voi decidere e, se avete altre domande, scriveteci e fateci sapere che cosa ne pensate sui tre diametri di ruota.

Se vi siete persi le puntate precedenti, qui abbiamo parlato della 26 pollici e qui della 27,5 pollici.

Quale ruota? 29, 27.5 o 26 ? Parte 2


Tratto da: http://www.mtbcult.it/

Partiamo con un numero: 8,6 cm.
Questo rappresenta la differenza fra la circonferenza di una ruota da 26″ e una da 27,5″, con lo stesso pneumatico (Schwalbe Hans Dampf da 2,35″) e alla stessa pressione, circa 40 Psi (guardate la gallery fotografica per vedere come abbiamo eseguito queste misurazioni).

Ecco il risultato finale: la 27,5" ha una circonferenza maggiore di 8,6 cm rispetto a quella della 26".

Ecco il risultato finale: la 27,5″ ha una circonferenza maggiore di 8,6 cm rispetto a quella della 26″.

E’ tanto?
E’ poco?
Proviamo a elaborare questo risultato diversamente. La nostra misurazione ha portato a questi dati:

– la circonferenza di una ruota con gomma da 26″ è di 211,9 cm.

– la circonferenza di una ruota con gomma da 27,5″ è di 220,5 cm.

Fatti i dovuti calcoli e conversioni in pollici si arriva alla misura del raggio e quindi al diametro effettivo di una ruota con gomma da 26″ che è di 26,56″.
Per una ruota con gomma da 27,5″, invece, è di 27,64″.
La differenza reale fra i due diametri, quindi, è di 1,08″. E non 1.5″.
Non stiamo scoprendo nulla di realmente nuovo: la misura 27,5″, infatti, è solamente nominale, per far sì che “cada” perfettamente a meta strada fra 26″ e 29″.
Ma la realtà delle cose, pur ammettendo che la nostra misurazione possa essere affetta da una certa percentuale di errore, è diversa.
Domanda: quanto sono importanti questi risultati numerici? Lo sono più delle sensazioni che si ricavano in sella alle varie 27,5″?
Per fare in modo che possiate costruire una VOSTRA opinione porremmo la ruota da 27,5″ dinanzi alle stesse situazioni cui abbiamo posto ieri la ruota da 26″.
I numeri tout-court potrebbero non significare nulla.

La rivoluzione 27,5 nel mondo dell'Xc l'ha iniziata Nino Schurter con la Scott Scale.

La rivoluzione 27,5 nel mondo dell’Xc l’ha iniziata Nino Schurter con la Scott Scale.

PERCHE’ E PER CHI E’ LA 27,5″?
Sta diventando il diametro di ruota per le bici da enduro e si sta affacciando da diverse stagioni con maggiore decisione anche nell’Xc.
La ruota da 27,5″ dilaga e sfrutta la breccia aperta dalla 29″, la vera misura “game changer”, per entrare con crescente successo in tantissimi ambiti della Mtb.
Nell’Xc grazie alla Scott Scale di Nino Schurter, fra le trail bike, nell’enduro e anche nella Dh. Con questi presupposti la 27,5″ è una ruota che vuole rivoluzionare tutto, al pari della 29″, solo che il diametro inferiore le può veramente permettere di salire a bordo di qualunque modello di Mtb.
Quindi, per rispondere alla domanda del titolo, la 27,5″ è una ruota potenzialmente per tutti, tanto quanto lo è stata la 26″ fino a qualche stagione fa. Fino a quando, in pratica, abbiamo iniziato a porci domande sul diametro della ruota.
La colpa (ammesso che si tratti di una colpa) di tutto questo polverone è della 29″ che ha aperto una breccia nel cuore di un numero sempre crescente di utenti e ci ha fatto capire che, sì, il diametro delle ruote di una Mtb non deve per forza essere di 26″.
C’è chi ha abbracciato subito lo standard delle routone e c’è chi invece è rimasto fedele alla 26″.
Adesso, tutti, gli scettici, i reticenti, i puristi, i fedelissimi della 26, ma anche tutti coloro che sanno cosa significa guidare una 29er (e ne apprezzano i benefici) si trovano davanti a un sentiero che va verso la 27,5″.
Forse non ci si convertirà nel 2014 e forse nemmeno nel 2015. Ma è bene sapere che la 27,5″, grazie a tutti quei marchi che già stanno sfornando telai e componenti sfavillanti con questo standard, sarà quasi certamente il futuro di tutti noi.
O meglio, di tutti coloro che non hanno scelto la 29 pollici.

Sono tanti i big nell'enduro che hanno utilizzato già quest'anno la 27,5" in gara. Come Nicolas Vouilloz.

Sono tanti i big nell’enduro che hanno utilizzato già quest’anno la 27,5″ in gara. Come Nicolas Vouilloz.

La reattività
La differenza di diametro con la 26″, come abbiamo visto, è minima e questo significa una rapidità nei cambi di direzione e di velocità comunque molto alta. Non è un caso che la 27,5″ abbia conquistato il settore dell’enduro, dove agilità e rapidità (abbinate a solidità) sono cruciali.
L’utilizzo dei cerchi in carbonio, poi, permette di arrivare ad una sveltezza nella guida che non fa rimpiangere le ruote da 26″, purtroppo però a prezzi non facilmente raggiungibili da tutti.
Il fattore reattività delle 27,5″ è fortemente influenzato dal peso delle ruote. Il grafico di sotto (fornito ed elaborato dalla Scott) mostra la differenza media di peso fra i tre diametri di ruota.

Differenza peso ruote

Se le ruote in carbonio permettono di raggiungere livelli di maneggevolezza e sveltezza simili a quelli delle 26″, la facilità di guida non sempre ne è avvantaggiata (come abbiamo visto in questo articolo).

Facilità di guida
Un pollice in più di diametro (ossia 2,54 cm) può fare a differenza? Sì, ma non è una differenza netta come nel caso della 29″ (di cui parleremo domani).
Ciò che si può apprezzare è il maggiore grip (dovuto ad una superficie di contatto maggiore fra gomma e terreno) rispetto alla 26″ e questo significa più controllo in curva e meno slittamenti della ruota motrice in salita. La 29″ è più avvantaggiata, ma la 27,5″ ha dimostrato di essere un compromesso efficace, comunque più efficace di una 26″.
In discesa la ruota di misura mediana mette d’accordo la maggiore inerzia delle ruote da 29″ con la reattività delle 26″ e il mix è molto interessante. La validità tecnica, insomma, non manca, ma sappiamo anche che questo non è sufficiente a placare gli animi di coloro che pensano che la 27,5″ sia solo una manovra di marketing e solo uno stratagemma per far cambiare le bici.
L’obiettivo di tutti i produttori è vendere, ma la decisione su quando e cosa comprare spetta al singolo utente.

Il cerchio in carbonio aumenta la leggerezza, ma incrementando la rigidità torsionale della ruota, per apprezzarne i benefici richiede una guida più precisa e pulita.

Il cerchio in carbonio aumenta la leggerezza, ma, incrementando la rigidità torsionale della ruota, per apprezzarne i benefici richiede una guida più precisa e pulita. Nella foto le Enve Am 650B

La statura del biker
Con i connotati di misura mediana, la gamma di taglie possibili per le 27,5″ è estremamente ampia e rispecchia in tutto e per tutto quella delle 26″.
I produttori del resto si stanno adoperando per far sì che la 650B diventi un giorno la misura di ruota più piccola. Quando ciò avrà luogo è difficile predirlo in questo momento.
La statura del biker, come spiegato per la 26″, non dovrebbe influire sulla scelta del diametro delle ruote.

La facilità di superamento degli ostacoli
Una bici da 27,5″ è più facile da guidare di una 26″ perché le ruote di diametro maggiore, grazie a un angolo di attacco ridotto, riescono a superare meglio gli ostacoli.
Non è una differenza netta, ma comunque apprezzabile, specie negli usi prolungati, ovvero sulle lunghe distanze, sulle lunghe salite e altrettanto nelle lunghe discese, dove ogni piccolo aiuto, a fine gara o a fine uscita, viene avvertito e apprezzato e spesso può essere quantificato in secondi.
Proviamo per un attimo a giocare con “i se e i ma”: Jerome Clementz ha vinto il primo titolo Enduro World Series in sella a una Cannondale Jekyll da 26″. Questo può avere indotto molti a pensare che la 26″, comunque, è ancora superiore alla 27,5″.
E se Jerome Clementz avesse corso con una Jekyll da 27,5″ avrebbe vinto con un margine ancora maggiore?
La risposta probabilmente non l’avremo mai, nemmeno quando arriverà la Jekyll da 27,5″ (leggete qui) perché a quel punto i valori campo saranno cambiati.
Tornando alla realtà delle cose, la 27,5″ aiuta a superare meglio gli ostacoli, ovvero a guidare più velocemente e con minore impegno rispetto alla 26″. I margini, come detto, sono risicati, ma comunque esistenti.

Non stupitevi se in sella alla 27,5" si riescono a fare numeri in stile 26"...

Non stupitevi se in sella alla 27,5″ si riescono a fare numeri in stile 26″…

Il comfort
Se supera meglio gli ostacoli, la ruota da 27,5″ è anche più confortevole. Senza dimenticare che, considerando lo stesso incrocio dei raggi e un cerchio di caratteristiche analoghe, una ruota da 27,5″ assorbe meglio gli impatti perché i raggi, essendo più lunghi, possono flettere di più rispetto a una ruota da 26.
Questo discorso è molto più avvertibile su una ruota da 29″, ma il principio è il medesimo.
Tutto ciò si traduce in minore impegno nella scelta della traiettoria, perché le ruote da 27,5″ tollerano di più le asperità del fondo e in una certa (contenuta) misura anche gli errori di chi guida
Ciò detto, per essere efficaci in discesa si deve comunque guidare come se si stesse usando una 26″, ovvero con la massima attenzione a dove si mettono le ruote.
A fine discesa, comunque, il vantaggio lo si avverte sulla muscolatura e magari anche con il cronometro.

La leggerezza
L’aumento di peso c’è, ed è indiscutibile, e lo si cerca di arginare utilizzando cerchi in carbonio che, però, possono alterare anche la guidabilità. La 27,5″ comunque comporta un aggravio di peso che Scott, uno dei primissimi marchi leader a credere in questo diametro, ha quantificato mediamente del 5%.
Rispetto alla 29″, comunque, la differenza è a vantaggio della 27,5 pollici e nemmeno di poco.

Ecco la Intense 951 Evo, una delle primissime bici da Dh ad essere predisposta anche per le ruote da 27,5.

Ecco la Intense 951 Evo, una delle primissime bici da Dh ad essere predisposta anche per le ruote da 27,5.

Per quali utilizzi?
L’industria della Mtb sta sposando la misura mediana di ruota per utilizzi che vanno dall’Xc all’enduro e di recente fino alla Dh. Cioè tutta la gamma possibile. Questo perché il diametro delle ruote è, sì, più grande, ma non troppo grande per arrivare a travel anche di 216 mm come sulla Intense 951 Evo.
Chi ha bisogno di una bici nervosa e reattiva con ruote da 27,5″ ci può arrivare senza difficoltà scegliendo il materiale e la costruzione più opportuna per le ruote. La rigidità dei telai e delle forcelle non cambia in maniera significativa.
E’ per le ruote di diametro maggiore che Fox e poi tutti gli altri produttori hanno lanciato le forcelle con steli da 34mm e perno da passante da 15″. Per assicurare agli utenti prestazioni e precisione di guida non lontane dalle forcelle per ruote da 26″.

Rivendibilità dell’usato
Potenzialmente è molto alta, ma è difficile quantificarla perché di bici usate con questo diametro di ruote oggi non se ne trovano molte. Può succedere di beccarne una per via di un errore nella scelta della taglia del telaio.
Se è vero che il diametro più piccolo di ruota sarà un giorno la 27,5″ è facile immaginare che sul mercato dell’usato una Mtb con ruote 650B venga valutata con interesse. Ovviamente la quotazione dipende da tanti fattori, come marca, allestimento e condizioni generali.
Rispetto alle prime 29″, poi, la 27,5″ potrebbe avere un vantaggio.
Se ricordate, appena arrivate sul mercato le 29″ non avevano l’aspetto intrigante e la guidabilità di quelle di adesso, perché chi le produceva non aveva ancora un’esperienza adeguata. Quindi, i primi modelli sul mercato dell’usato generalmente hanno perso rapidamente quote di interesse.
Le 27,5″, invece, sfruttano la “parentela” dimensionale con le 26″ e in moltissimi casi l’esperienza di chi ha prodotto 29er fino ad oggi.
Il risultato sono bici straordinariamente mature, equilibrate e guidabili.
Se le 650B stanno avendo tanto successo (e si presume che ne avranno sempre di più), fra le varie ragioni, quest’ultima non è affatto da trascurare.

Il discorso prosegue qui con le 29 pollici e qui con le 26 pollici

Quale ruota? 29, 27.5 o 26? Parte 1


Tratto da http://www.mtbcult.it/

La scelta della bici e del telaio sta diventando un dilemma.
Da un lato c’è la situazione economica generale che impone delle spese quanto meno ponderate e dall’altro, invece, la difficoltà oggettiva (o chiamatela imbarazzo della scelta) nello scegliere un diametro di ruota piuttosto che un altro.
Come fare allora? Come decidere quale bici acquistare, nuova o usata che sia, per la prossima stagione?
Le novità 2014 ormai le conosciamo (altrimenti cliccate qui) e solo pochi hanno le idee chiare.
Il diametro della ruota è il primo dilemma che ci si trova a fronteggiare. Lo avevamo già affrontato in questa serie di articolidiversi mesi fa e ieri dopo un’uscita su una “vecchia” 26″, ma alla luce di ciò che vedremo nei negozi la prossima stagione è necessario rifare il punto della situazione, basandoci sulle impressioni ricavate fino ad ora in sella alle ultime 27,5 e 29 pollici.
Prima domanda: per chi è pensata, oggi, una 26″?

PERCHE’ E PER CHI E’ LA 26″?
Solitamente più corta, più snella, più leggera, ma anche più nervosa, più instabile e più in difficoltà sugli ostacoli. Il diametro di 26″, che nel catalogo di molti costruttori è sparito sui modelli di maggiore interesse, rischia di fare una fine ingloriosa e immeritata, a discapito di altri diametri di ruota che stanno prendendo piede.
Più che ragionare sul perché di tali scelte occorre valutare una serie di ragioni che possono aiutarci a capire se e come una 26″ ha ancora motivo di essere utilizzata in base alle proprie preferenze. E magari acquistata, anche di seconda mano.
Affrontiamo l’argomento 26″ per temi, gli stessi che valuteremo anche per gli altri diametri nelle prossime puntate.

Quando si parla di agilità Jerome Clementz sa come interpretarla con una 26".

Quando si parla di agilità Jerome Clementz sa come interpretarla con una 26″.

La reattività
Se cercate un mezzo veloce e capace di cambiare traiettoria e velocità (sia in accelerazione che in frenata) con la massima sveltezza dovete assicurarvi che abbia ruote da 26″. Non ci sono discorsi che tengano.
Poi subentra un altro fattore, ovvero…

La facilità di guida
Con questo fattore intendiamo l’impegno, anche psicologico, che una bici richiede durante la guida. Una 26″ è tanto rapida nei cambiamenti di traiettoria quanto brusca e nervosa. Di questo ce ne si può accorgere solo provando una 29″. E in seconda battuta una 650B (o 27,5″, chiamatela come volete).
La scelta della traiettoria, qui, diventa preponderante sul resto e lo è tanto in discesa quanto in salita. Improvvisare è facile solo per chi ha manico. Anche per questo motivo (oltre che per motivi dimensionali) la 26″ ancora impera nella Dh.
In salita il grip offerto dalla ruota posteriore è inferiore rispetto a una 29 (per via di una superficie di contatto fra gomma e terreno inferiore) e questo richiede un impegno maggiore a carico del biker.
Quindi, sotto questi punti di vista, una 26″ è più difficile da guidare, se si considerano le prestazioni di cui sono capaci, oggi, le 27,5 e, soprattutto, le 29″.

La statura del biker
Secondo alcuni la 29″ è stata pensata per gli utenti di alta statura, diciamo sopra il metro e 85. Le ruote da 29″ essendo più grandi sono “meglio proporzionate” per stature, appunto, sopra la media.
Secondo questo discorso un rider come Greg Minnaar (un metro e 90) non potrebbe correre nella Dh, perché lì non ci sono 29er. E invece Minnaar nella Dh corre e vince con una 26″.
La statura quindi conta? Secondo noi ha un impatto marginale, perché chi sceglie una 26″ o una 29″ lo fa (o lo dovrebbe fare) per altri motivi.

Greg Minnaar ha vinto il suo terzo titolo Dh in sella a una Santa Cruz V10 da 26".

Greg Minnaar ha vinto il suo terzo titolo Dh in sella a una Santa Cruz V10 da 26″.

La domanda che ci si dovrebbe porre è la seguente: conta di più la corretta proporzione fra diametro ruote e statura o la motivazione tecnica che sta dietro alla scelta di una 26 o di una 29er?
Prendete le atlete dell’Xc. Stature inferiori rispetto ai colleghi maschi e comunque in sella a bici da 29″.
Brutte a vedersi? Forse, ma in discesa si sentono a loro agio. Ovvero preferiscono la motivazione tecnica a quella dell’apparenza.
Le taglie disponibili oggi sulle 26″ sono le stesse che si possono trovare per le 27,5 o per le 29 pollici, ad eccezione di qualche caso.
La statura del biker, quindi, influisce sulla scelta del diametro della ruota se per voi l’estetica ha un peso importante.

La facilità di superamento degli ostacoli
E qui casca l’asino. La 26″ è indubbiamente in difficoltà rispetto agli altri diametri, perché l’angolo di attacco della ruota da 26″ è maggiore.
Per farvi capire meglio facciamo due esempi paradossali.
Immaginate di dover affrontare un piccolo ostacolo, alto due centimetri.
Immaginate di farlo con uno skateboard che ha una ruota di 50-60 mm di diametro.
E immaginate di farlo con una bici da 29″.

Il concetto di angolo di attacco delle ruote è spiegato in questa immagine: le ruote di diametro maggiore "sentono" di più l'ostacolo.

Il concetto di angolo di attacco delle ruote è spiegato in questa illustrazione: le ruote di diametro maggiore “sentono” di meno l’ostacolo. Immagine fornita da Scott.

Risultato?
Lo skate si pianta sull’ostacolo e la 29″ ci rotola sopra.
Adesso dovrebbe risultarvi più facile comprendere come il diametro di una ruota influenzi il roll over, ossia la capacità di passare sopra gli ostacoli.
La 26″ qui è in difficoltà e per essere competitiva richiede maggiore attenzione e capacità nella guida e/o un travel maggiore delle sospensioni (ad esempio nella Dh).

Il comfort
E’ una indiretta conseguenza della capacità di roll over. Proviamo a definire il comfort: un mezzo è tanto più confortevole quanto meglio riesce a filtrare le sollecitazioni che provengono dal terreno.
Messa così, nessuna Mtb può essere definita confortevole.
Proviamo quest’altra definizione: un mezzo è tanto più confortevole quanto più facilmente riesce a mantenere costante la velocità di avanzamento.
Questa definizione è di comprensione meno immediata, ma è la più realistica.
Senza per il momento prendere in considerazione il travel o la tipologia di Mtb, un mezzo che richiede più sforzo per superare un ostacolo e quindi per mantenere costante la propria velocità è un mezzo meno confortevole.
Se a ciò si aggiunge l’impegno a livello di concentrazione che richiede nella scelta della traiettoria più scorrevole, ecco che la 26″, fra i 3 diametri di ruota, è quella meno confortevole.
Se si aumenta il travel a disposizione ovviamente il comfort aumenta, ma, a parità di escursione rispetto alla 27,5 e alla 29 pollici, la “ruota piccola” paga dazio.

Nelle mani giuste una 26" pollici può fare sfaceli, nell'enduro quanto nella Dh. Chiedetelo a Jared Graves...

Nelle mani giuste una 26″ pollici può fare sfaceli, nell’enduro quanto nella Dh. Chiedetelo a Jared Graves…

La leggerezza
La forcella, considerando il medesimo travel, è più corta, i raggi sono più corti, le gomme e i cerchi hanno un diametro inferiore e, in generale, su una 26″ c’è un minor impiego di materiale. Quindi, c’è maggiore leggerezza, sempre a parità di escursione della sospensione con gli altri diametri di ruota.

Per quali utilizzi?
Ovvero, quale tipologia di biker può trarre vantaggi da una 26″?
Le doti ridotte di roll over non la rendono, sulla carta, la bici per le lunghe distanze e in generale per impieghi di lunga durata, anche in discesa. In questo caso per discesa intendiamo l’enduro e le Megavalanche, dove un mezzo che riesce a superare con più disinvoltura gli ostacoli (e soprattutto gli ostacoli imprevisti) è sicuramente avvantaggiato.
La 26″ ha una naturale vocazione per gli utilizzi più fun e, azzardiamo, di durata ridotta, ma non meno intensa. Al momento, infatti, è il diametro ruota d’elezione per la downhill e il 4Cross.

L'eccezione che conferma la regola? Tony Longo ha corso e vinto il campionato italiano Marathon (e altre gare della stagione) con una Bianchi Methanol da 26".

L’eccezione che conferma la regola? Tony Longo ha corso e vinto il campionato italiano Marathon (e altre gare della stagione) con una Bianchi Methanol da 26″.

Rivendibilità dell’usato
Anche qui la 26″ si può trovare in difficoltà, in maniera immeritata e giustificata solo dal fatto che il mercato sta spostando l’attenzione sulla 27,5″.
Ovviamente dipende da quale marchio e di quale montaggio parliamo, ma, in generale, nonostante abbia ancora il suo fascino e la sua validità tecnica, la 26″ è stata messa sul viale del declino e le sue quotazioni sono al ribasso.
Conviene venderla la propria 26″ (ammesso di volerlo fare)?

Sicuri che una 26 pollici come questa oggi valga davvero poco? Le quotazioni dell'usato delle 26", però, sono in ribasso. Fatta salvo ovviamente qualche caso: se la bici o il telaio sono ancora in produzione e se il marchio ha un certo appeal non aspettatevi di fare facili affari.

Sicuri che una 26 pollici come questa oggi valga davvero poco? Le quotazioni dell’usato delle 26″ sono, sì, in ribasso, ma se la bici o il telaio sono ancora in produzione e se il marchio ha un certo appeal non aspettatevi di fare facili affari.

Se la quotazione proposta è valida e soddisfacente sì, ma raramente questo succede.
Piuttosto conviene o tenere la bici intera (e magari cambiare solo il telaio e altri componenti, ma questo argomento lo affronteremo più avanti) oppure, tasche permettendo, aggiungere un’altra Mtb al proprio parco macchine, magari destinata a utilizzi differenti rispetto alla 26″.
Non abbiate comunque fretta di venderla e di cederla alla prima proposta, soprattutto se la bici in vostro possesso ha ancora un certo valore commerciale. La frenesia di passare a una 27,5 o a una 29 pollici potrebbe portarvi a commettere qualche errore.
Il mercato spinge forte sui diametri maggiori di ruota, ma il seguito e l’interesse sulle 26 pollici è ancora molto vivo.
Niente fretta.
Il prossimo anno, statene certi, ancora si parlerà di 26″ e componenti e ricambi saranno ancora disponibili.
In sostanza, se non volete che le 26″ si estinguano nel giro di poche stagioni dipende anche da voi.

Il discorso prosegue con le 27 e mezzo e con le 29 pollici.

PS: l’argomento 26 pollici, a quanto pare, è molto sentito anche all’estero. Qualche giorno fa ci ha scritto un lettore dalla Francia, Cedric Carrez, invitandoci a guardare il suo ultimo filmato. Titolo: 26″ is not dead, tanto per restare nell’argomento.

Una formula molto utile


Prima di una gara o di un giro impegnativo, cerchiamo di avere a disposizione i dati altimetrci e planimetrici del percorso per farci un’idea grossolana di che cosa ci aspetta. A volte però ci chiediamo più recisamente:

Quanto tempo ci metterò a completare il giro?

Mi sono posto anch’io spesso questa domanda anche solo semplicemente per rendermi conto se sarei arrivato a casa in tempo per il pranzo o per accompagnare i figli a un compleanno. Alla fine ho trovato una formula matematica che puo’ essere di grande aiuto. In fisica il tempo percorso è la distanza divisa per velocità media:  t = d / v . Tutto così semplice allora? Niente affatto per almeno due motivi:
1) il dislivello (si sa che in salita si va molto più piano che in pianura);
2) il tipo di fondo (asfalto, ghiaia, erba, ciotolato, fango, ecc) e alle difficoltà tecniche;
Ho quindi diviso il problema in due parti: la prima che tenga conto del dislivello, la seconda del tipo di fondo. Una prima risposta alla domanda è data dalla seguente formula:

t = h / (p_m * v_h) + [ d  –  h / p_m]  / v_o

Spieghiamo il significato di ciascuna variabile:

t  = tempo di percorrenza in ore;
h = dislivello totale in km;
p_m = pendenza media delle salite in percentuale (es. 10% = 0,1);
v_h  = velocità media in salita misurata in km/h;
d  =  distanza totale da percorrere in km;
v_o  = velocità media nei tratti di pianura e discesa;

ESEMPIO 1. Inserisco i dati di un mio giro con le mie caratteristiche:

h   = 1,37 km;
p_m = pendenza media delle salite in percentuale 10% = 0,1;
v_h  = velocità media in salita misurata in km/h = 10 km/h;
d      =  distanza totale da percorrere in km =59 km;
v_o  = velocità media nei tratti di pianura e discesa = 30 km/h

==> il tempo calcolato è:  t = 2,88 h ossia 2  h e 53 ‘ ; TEMPO REALE  T = 2 h 52 ‘ ; La corrispondenza è perfetta.

ESEMPIO 2, Gara Plan de Corones MTB RACE 2013.
h      = 3,37 km;
p_m = pendenza media delle salite in percentuale 10% = 0,1;
v_h  = velocità media in salita = 10 km/h;
d      =  distanza totale da percorrere in km =73 km;
v_o   = velocità media nei tratti di pianura e discesa = 30 km/h

==> il tempo calcolato è:  t = 4,68 h ossia 4  h e 41 ‘ TEMPO REALE  T = 5 h 25 ‘ La corrispondenza non è soddisfacente in quanto c’è da tenere conto del COEFFICIENTE DI DIFFICOLTA’ complessivo dovuto al tipo di terreno, all’altitudine, alle pendenze estreme che si raggiungono (anche 26%)

La differenza è di ben 44 minuti sui 281 calcolati cioè circa un 15% in più.

Introduco allora un COEFFICIENTE DI DIFFICOLTA’ che incide sul tempo totale per un fattore (1 + 0.1*C_D). Se per esempio il C_D fosse 0 (diciamo tutto asfalto o strada bianca con pendenze minori o uguali al 10%) il tempo sarebbe il medesimo di quello calcolato in precedenza.
Con un C_D = 1 il tempo aumenta del 10%;
Con un C_D = 2 il tempo aumenta del 20% ecc.
La gara di Plan de Corones ha un C_D = 1.5.

La formula complessiva è quindi:

t = { h / (p_m * v_h) + [ d  –  h / p_m]  / v_o } * (1 + 0.1*C_D)

CONCLUSIONE
La stima del tempo necessario per completare una gara è un dato importante in tante occasioni pratiche e agonistiche. Può farci capire se per esempio presumibilmente arriveremo prima o dopo un temporale previsto per una certa ora. Esso dipende da tante variabili riguardanti il tipo di tracciato, le condizioni meteo e, ovviamente, l’atleta e il suo mezzo.

Con una formula abbastanza semplice adattata alle caratteristiche di cascun biker è possibile stimare a priori con una buona precisione la durata di un’escursione con amici o di una gara.

MTB