24 ore di Roma


24 ore di Roma, doppia duna

24 ore di Roma

Si parte alle 12:00 di Sabato 15 Settembre 2012 con il sole alto sulla testa, con tanta energia in corpo e tanta voglia di andare. La cornice è stupenda: almeno 500 biker pronti a scattare come a Le Mans per andare a recuperare la propria bici posta a 100 m di distanza; elicotteri che ci sorvolano da tutte le parti e gli speakers che fanno il conto alla rovescia per inaugurare questa edizione MMXII della più bella 24 ore d’Italia, immersa nello splendido scenario del parco degli acquedotti.

All’inizio si pedala con grinta, tenendo un ritmo costante e alto, un 20-22 km/h di media. Si cerca anche di fare amicizia con qualche solista, perchè i membri delle squadre vanno a tutta e non c’è modo di scambiare neppure una battuta.

Passano i minuti e lentamente le ore fino a quando, a Ovest, il cielo si tinge di arancione e poi di un rosso scuro; é allora che ti chiedi: e adesso?

La temperatura dell’aria inizia a scendere, così come la forza nelle gambe. E’ arrivato il momento di una pausa per mangiare, riposarsi un po’ e cambiarsi: si entra in configurazione NOTTURNA.
Le nostre mtb sfrecciano a grande velocità sul circuito in terra battuta e sembrano astronavi spaziali che corrono nel buio cosmico evitando asteroidi e buchi neri. Anche la mente è messa a dura prova: perchè sto correndo da 14 ore? Quando mi fermerò? Ce la faro’ ad arrivare al mattino? C’è molto tempo per pensare, ma non c’è spazio per i dubbi. La mente DEVE essere più forte del corpo, DEVE riuscire a controllare l’istinto di sopravvivenza che ti impone di fermarti. Tutto dice: BASTA, solo la volontà  dice ANCORA! e sarà la volontà, questa volta, a dominare!

Guardo le stelle e cerco di riconoscere e ricordarmi i nomi delle costellazioni: l’orsa Maggiore a Nord, il Leone a Sud-Est, forse quello è Marte e quell’altro Giove … è un modo di fuggire dalla realtà che sta diventando una tortura. Le mani non riescono più a stringere le manopole del manubrio perché indolenzite dopo tante buche e vibrazioni; la sella sembra ricoperta di spine e il ginocchio destro …  da diverse ore duole nella sua parte esterna: temo si sia infiammato un legamento. Da tempo gli speakers tacciono e anche le luci si sono fatte più soffuse e discrete. Molti solisti si sono fermati per dormire, penso, o forse hanno gettato la spugna perché non ce la facevano più, come il mio amico di Latina che, dopo 33 giri, nel cuore della notte è crollato su una sedia a sdraio per non rialzarsi più. In questa fase si capisce veramente cosa vuol dire essere solisti: ci si accorge di essere completamente SOLI. Per trovare la forza di continuare entro dentro di me e penso agli amici del Cesena bike che mi hanno fatto l’inboccaallupo e alla mia famiglia che ora sta dormendo beata; e penso all’alba!

Si, già … l’alba! Un sogno ad occhi aperti quando il mio garmin segna le 3 di notte. Un miraggio lontanissimo che sembra irraggiungibile. E allora mi pongo un obiettivo intermedio: puntiamo alle 4, e poi alle 5 e poi alle 6 e poi … finalmente il cielo rischiara a oriente e una sorta di rinascita interiore ha luogo. Mi sento diverso, più forte, come se avessi vinto un terribile demone che con le sue grinfie mi soffocava tenendomi la faccia sottoterra.

So che non è finita, ma ora so che la FINIRO’ !

Mi fermo sulle 8 per una colazione veloce e ne approfitto per fare un bilancio. La mia posizione è buona, ma le mie condizioni fisiche sono pessime. Ho le mani peste come se fossero state prese a martellate, la sella mi procura dolori acuti e il ginocchio è allo stremo. Noto anche un gonfiore sospetto e ho serie difficoltà a risalire per il dolore che mi provoca alzare la gamba destra per inforcare la bici.

Ma non posso mollare ora. Mi mancano 3-4 ore e VOGLIO andare avanti il più possibile.

Resisto ancora fino alle 11. A questo punto controllo la classifica  ufficiale: sono 13° su 138 e ho totalizzato 49 giri. Decido di arrivare a 50 e poi fermarmi.

Risultato: 50 giri, 390 km di sterrato, 16° classificato assoluto nella categoria Solisti over 40. Massacrato nelle mani, nel sedere e nel ginocchio ma contento di esserci riuscito, almeno una volta; e forse non l’UNICA!

2 pensieri su “24 ore di Roma

  1. Sei un grande Roberto! Ho messo un link a questo articolo dal mio sito perchè hai compito veramente un’impresa epica e meriti tutta la mia ammirazione! Spero non ti dispiaccia! A quando le foto della nuova belva sul sito, ho letto che ti trovi bene nel forum dedicato alla 29er! Ciao!

    • Ciao Bersekt! Sono sempre felice di risentirti.
      Mi fa molto piacere che ogni tanto mi leggi e mi “quoti” o “linki”.
      Presto metterò su qualche foto sul forum della F29. La mia è la F29 3 standard, diciamo, senza particolari modifiche a parte il manubrio che ho sostituito con il TRUVATIV T30 nero Carbon e la sella Prolog X8. Del resto tante belle sensazioni sia in salita che in discesa che non mi fanno rimpiangere affatto la RZ120.
      Comunque una cosa: mai più 26 !
      Ciao e a presto.

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